All’autista-soccorritore gli stessi diritti dei colleghi del primo intervento. «Proporrò l’istituzione del loro albo»

Ne abbiamo sempre avuto un grande rispetto ma con l’emergenza Covid-19 abbiamo imparato a chiamarli eroi. Sono eroi tutti gli operatori che ruotano intorno al comparto sanitario perché non solo i medici e gli infermieri in corsia meritano questo appellativo.
Sono venuto a conoscenza di una grave discriminazione che riguarda gli autisti del servizio di emergenza territoriale 118 i quali, pur essendo inquadrati come operatori tecnici, fanno parte integrante dell’equipaggio sanitario con il quale collaborano attivamente in tutte le fasi del soccorso, in particolar modo negli equipaggi beta (infermiere+autista). In questa formazione, infatti, l’infermiere può contare solo sull’aiuto dell’autista per la movimentazione del paziente e per la preparazione del materiale necessario ad effettuare le operazioni di soccorso.
Ecco quindi che l’autista compie attività di carattere sanitario come il resto dell’equipaggio ma, senza il riconoscimento della qualifica, non gode delle stesse tutele e indennità ed anche intervenendo per soccorrere i moltissimi ricoveri effettuati per la pandemia, rispetto ai colleghi dell’equipaggio, in quanto operatori tecnici, non godono dell’indennità in caso di malattie infettive.
Oggi all’autista è richiesto un livello di preparazione più alto rispetto ad alcuni anni fa e quindi ritengo che il riconoscimento della qualifica e relativo albo professionale possa essere un giusto modo per avere una maggiore omogeneità nella formazione del personale, fornendo di conseguenza a noi cittadini un servizio di qualità sempre maggiore, ma anche un modo per riconoscere a questi operatori coraggiosi quanto dovuto.